Il bigodino nelle ciglia è uno dei processi previsti dalla laminazione per le ciglia. Nello specifico consiste nell’arrotolare le ciglia in un vero bigodi¬no, di varie dimensioni a seconda della curvatura richiesta.
Entri dunque con l’entusiasmo di uno startupper nel salone di bellezza. Sei carica, lo sguardo è importante e la laminazione sai benissimo che “ti darà le lunghe ciglia che meriti”, come recita lo slogan. “Insomma, la lami¬nazione provvede ad una specie di giustizia sociale dalla quale le tue ciglia sono state escluse. E, dopo Paolo VI, dopo l’uomo che fermò i carri armati in piazza Tienanmen e anche dopo Robin Hood arriva la tua operatrice a portare un po’ di sana “equità” in questo mondo pilifero.
Ad un certo punto ti lanci sul lettino con un balzo degno di una delle migliori performance di Barysnikov durante il balletto di Romeo e Giu¬lietta e in un secondo l’operatrice, che non si sa se abbia studiato le antiche tecniche dei samurai, ti mette un cerotto adesivo sotto l’occhio, uno sulla palpebra, e arrotola con la sapienza si chi sa fare il suo mestiere in un bigo¬dino, ma un bigodino vero, le tue ciglia.
A questo punto hai gli occhi chiusi e tu sei nelle mani di una sconosciuta, la quale ti avvisa che tutta la procedura avverrà in più step durante i quali tu dovrai rimanere immobile, ma potrai parlare. Potrai anche muovere le mani ogni tanto per riattivare la circolazione ma niente movimenti con il corpo che poi il bigodino potrebbe schizzare via e tu resti con le ciglia perpendico¬lari e dure che sembreresti appena uscita dal film “Arancia Meccanica”.
Non vedi niente, senza avvisarti l’operatrice si allontana per rispondere al telefono e tu sei li immobile senza la possibilità di aprire gli occhi e hai paura. Ti vengono le paranoie, e se entra un malintenzionato? Ti chiedi. E se cado dal lettino? Ma la tua fidata operatrice torna e il mondo ritrova la sua pace.
Ogni tanto entra un liquido strano nel tuo occhio, senti un bruciore forte e lei ti risponde che è la permanente. Tu come se fosse una cosa del tutto normale avere un bigodino sopra agli occhi e far sì che dell’acido per la permanente ti irriti il vitreo, rispondi solo “ahhh, certo”. Lei ti rassicura ancora di più dicendoti che però non è come il liquido della permanente per i capelli, è sì un acido ma diverso. E tu dici “ah beh si lo avevo intuito”. No, non avevi intuito un bel niente, ma la tua determinazione nell’ottenere uno sguardo che ha ottenuto le ciglia che merita è troppo forte e vai avanti fingendo di non sentire quel bruciore infernale.
Da vera combattente non ti lamenti nemmeno di quei 45 minuti che sono già passati e appena chiedi “manca molto?” Lei ti risponde che mancano 30 minuti. Mezz’ora è tanto con gli occhi chiusi e immobile e con un bigo¬dino sugli occhi. La tua musa ispiratrice in un secondo diventa “soldato Jane”. Te la vedi Demi Moore nel deserto che si rialza in mezzo alla sabbia. E sì, va bene, tu non hai il suo fisico e nemmeno Bruce Willis come ex, ma hai carattere tanto quanto lei. Fanculo.
Dopo un po’ inizi a sentire un leggero formicolio ai piedi e così giri la caviglia, i muscoli ti fanno male, le cervicali ormai non fanno nemmeno più parte del tuo corpo. Sì, se ne sono andate hanno abbandonato per sfi¬nimento persino loro. Ma tu resisti. Soldato Jane tu: resisti.
Non capisci bene cosa stia succedendo nelle tue ciglia, l’operatrice ogni tanto si sposta di lato e prende qualche piccolo oggetto con il quale ti sfiora le ciglia incollate al bigodino, ma non chiedi, sei sulla strada per la giusti¬zia ciliare tutto il resto in questo momento è fuffa.
La ragazza che ti sta massacrando l’iride ti dice che ha finito. Toglie i cerotti adesivi, toglie il bigodino e ti dice di aprire gli occhi. Tu cerchi di aprire gli occhi ma ti bruciano, attendi qualche secondo, ma in fondo, un po’ sfocato, vedi una luce. Conficchi le unghie nella carne delle tue cosce per la fatica ma li riapri e vedi solo luce, tanta luce.
L’operatrice ti ha acceso il faro sopra il lettino, luce led fredda, e tu dopo 90 minuti di buio non riesci a vedere niente. L’operatrice ti dice che “tra poco” passa e tu rispondi: “sì lo avevo intuito”.
Noti che ai tuoi piedi non hai più i sandali di Sergio Rossi che indossavi quando sei entrata, dopo il trattamento stai calzando gli anfibi “rangers”. Noti che i pantaloni a sigaretta sono diventati pantaloni verde militare con le tasche e che hai una t-shirt verde militare. Ti tocchi il collo e senti una medaglietta con delle piccole incisioni sopra. Ti sembra di vedere pure la bandiera americana in lontananza ma con calma ti ricomponi e dici solo “grazie”.
Ti viene allungato uno specchio, ti guardi e vedi queste ciglia meraviglio¬se curvate in su così tanto che sembrano uno scivolo di Aquafan, ma sei serena, sei tranquilla.
Ora tornerai in ufficio e quando dovrai discutere un’arringa in tribunale perché sei un avvocato, o dovrai tenere una riunione con 20 persone di cui tu sei il capo, ricordati che cinque minuti prima avevi un bigodino tra le ciglia.
Tratto da “Umanistili e una ballerina sulla luna” di Elisa Rovesta
NFC Edizioni