Sono a Milano, sto bevendo un aperitivo in attesa di partecipare alla sfilata di un importante stilista. Lo spazio in cui si svolge l’aperitivo è un hangar moderno che ospita anche la mostra delle creazioni presentate nel corso degli anni dalla maison. Scarpe, borse, occhiali, abiti, esposti in teche trasparenti all’interno di muri grigi, con luci soffuse e una musica lounge. Un mare di gente. Gente imbellettata per l’occasione, riccioli e boccoli a go’ go’ dal diametro non misurabile. Rossetti fucsia e ombretti azzurri “perché tanto la moda è come piace noi”.
Collane enormi, un’invasione di scarpe di un numero più grande che assicurano una camminata più comoda, proprio come sono solite indossare le modelle in passerella. Ma, durante l’aperitivo, le scarpe sproporzionate sono calzate da persone che non dovranno calcare una passerella e vengono trascinate ai piedi tenendo le cosce appena divaricate e rigide, tanto che non si capisce bene se a indossarle sia RoboCop o una persona normale. Tanto “la moda è moda”.
Con il bicchiere in mano mi faccio largo tra i boccoli e i ricci vaporosi. Le persone famose sono impegnate a sorridere davanti alla fotocamera del proprio cellulare, anche loro sfoggiano lo stile “la moda è come piace noi”, con capelli gonfi e blush rosa sulle guance. E, ovviamente, anche i famosi hanno le scarpe di un numero in più.
Mentre osservo queste acconciature e mi muovo attenta a non disturbare il selfie altrui, vedo una donna tra la folla. La sua figura cattura la mia attenzione e resto lì, ferma, a fissarla. È alta, molto alta, ha i capelli mossi e raccolti dietro. Il suo viso è magro, i polsi sono esili e le labbra pronunciate. Intorno ci sono persone che la fotografano, lei sorride. Ha gli occhi azzurri, ho la sensazione di sapere chi è ma non riesco a riconoscerla. “Forse è una giornalista famosa!” mi dico. “Ah no, è quell’attrice! Quella che ha fatto…” Poi d’un tratto si muove e resto a bocca aperta. Fa un passo ma non è un passo normale, è qualcosa che assomiglia a una nota suonata da un’arpa. Non posso che rimanere incollata con lo sguardo alle sue movenze. Cammina su sandali rossi che sì, sono del proprio numero, con tacchi vertiginosi, ma ha la disinvoltura di chi sta portando un paio di Sneakers. Non si muove e basta, accarezza l’aria con le mani, ancheggia, le sue gambe a ogni passo creano forme dolci, aggraziate. Mentre cammina ha il potere di trasformare l’atmosfera imprigionata tra quei muri grigi e di renderla luccicante. Guarda il tavolo del catering davanti a sé senza mai abbassare lo sguardo: dritta, decisa, sicura. La riconosco finalmente. È Eva Herzigova. Vedo l’eleganza, quella vera. E pensare che non era nemmeno la mia preferita tra le top models degli anni ’90. Eppure…eppure che stile, che grazia. Temo che anche le portate adagiate su quel tavolo possano impazzire al cospetto di tanta classe, immagino le tartine al salmone schizzare veloci a destra, le brioches dolci a sinistra, le flûtes ancora vuote me le vedo decollare come dei razzi verso il soffitto. E lei – sinuosa, eterea, senza nemmeno un ricciolo ancora caldo per il ferro arricciacapelli – arriva lì, afferra una flûte che, ovviamente, non si è spiaccicata al soffitto, e beve. La classe. Indossa un tailleur grigio scuro, la giacca è abbottonata e si appoggia sui fianchi come fosse un velo leggero. L’eleganza. In un attimo sono state oscurate tutte le scarpe di un numero in più perché, sì, forse la moda è moda, ma la classe…quella è un’altra cosa.