È circa mezzogiorno di una giornata normale, ad esempio un mercoledì di una settimana normale e lui lo riconosci subito perché, se in questi giorni normali ti capita di essere al casello per entrare in autostrada, non puoi sbagliare, lo noti. Sì, perché dalla rotonda che vedi nello specchietto retrovisore, balza subito all’occhio quell’utilitaria verde militare che ha la freccia inserita appositamente per fare la curva. Eccolo, appunto, il guidatore che inserisce la freccia per fare la curva, che come te si dirige verso l’autostrada.
Il guidatore in questione è perlopiù molto prudente, rispettoso e sensibile nei confronti delle priorità o precedenze altrui, insomma è il “tenerone della strada”.
Quasi sempre è vestito con abiti dai colori neutri, beige ad esempio, in estate indossa i sandali alla tedesca sempre di colore neutro ma scuri ad esempio color tortora, Ma il suo pezzo forte, è il cappello. Esatto, il cappello che indossa quando guida e che non toglie mai, in nessuna stagione e che sembra essere una sorta di suo segno distintivo.
Il guidatore che inserisce la freccia ha inoltre una forte attrazione per i paesaggi, infatti, lo si può notare andare ai 30 km orari, anche se il limite è dei 90, perché si gode il paesaggio confinante con i bordi della carreggiata. Qualche volta il paesaggio consiste in lunghe distese di campi di campagna, dove tutto è piatto e non si capisce molto bene che cosa stia ammirando, ma lui osserva, creando dietro di sé code interminabili di automobili che suonano incazzati il clacson, ma lui imperterrito osserva l’orizzonte.
(Per arrivare all’ammirazione dei cantieri a bordo strada serviranno anni di esperienza e un’indole particolare, e se questo succederà allora entrerà in un’altra categoria, quella degli osservatori dei cantieri altrui.)
Il guidatore che inserisce la freccia per fare la curva ha quasi sempre un’utilitaria, magari di colore verde militare e 4×4 perché non si sa mai che debba fare un piccolo pezzo di strada sterrata. Quello che intende lui per strada sterrata è – ad esempio – qualche centimetro di terra che potrebbe incontrare durante una retromarcia e lui sa che è meglio essere previdenti perché potrebbe piovere e potrebbe restare impantanato, cosa che diventa impossibile avendo appunto le quattro ruote motrici.
Il colore militare lo sceglie invece nel caso si renda necessario mimetizzarsi tra gli alberi se, ad esempio, una macchina dietro sta troppo attaccata alla sua. In questo caso, spaventato ma sempre previdente lui accosterà vicino al ciglio della strada dove si trovano gli alberi e quello che secondo il guidatore fobico potrebbe essere il “malintenzionato” che guidava dietro, non sarà più in grado di vederlo.
Il guidatore non è affetto da “amaxofobia” ovvero la paura di guidare, che è una patologia purtroppo diffusa e molto invalidante. No, lui, molto più semplicemente ha paura delle intenzioni altrui e di non rispettare alla perfezione tutte le regole del codice della strada e della buona educazione. Oltre ad essere un tenerone è anche il perbenista della strada.
Sì, lui mosso da tutti questi valori interiori non scorderà mai infatti chi gli ha insegnato a guidare e ha bene in mente che le mani vanno posizionate sul volante seguendo l’orario 20.15. Le tiene sempre così, anche quando affronta una curva oppure anche se ha caldo e deve asciugarsi la fronte, nonostante il cappello.
Già, lui non cambia mai l’impugnatura del volante, quelle sono le regole e vanno rispettate. Pensa che vadano rispettate anche per onorare chi ha impiegato il proprio tempo per insegnarle queste regole. Tiene addirittura nel cruscotto la foto della classe a cui apparteneva durante il corso presso la scuola guida e ricorda tutti i nomi dei partecipanti. Nonostante ormai siano passati anni, qualche volta cerca anche sui social quel poverino che non riusciva a superare il test per sapere se è riuscito a superare il trauma e, per chiedergli come avrebbe potuto aiutarlo nel caso fosse ancora depresso.
Il guidatore che mette la freccia per fare la curva in macchina non ascolta la radio perché potrebbe distrarlo ma durante le code, quando è fermo sull’autovettura, si permette di sintonizzarsi su radio “Birikina”, dove spesso le persone fanno le dediche alle altre persone, e questo lui lo trova così carino. Ama soprattutto le dediche della “Gina” alla sua amica “Maria”.
L’uomo inoltre (o la donna) ha incollato in basso sul finestrino anteriore, la foto della zia con la scritta: “vai piano”. Vicino alla foto della zia, ci sono anche altre foto più piccole, che sono quelle del cugino, della nonna, del fratello e del migliore amico, sempre con la scritta: “vai piano, tutta la famiglia ti guarda”.
Il guidatore, infatti, discende da generazioni di guidatori, che con il cappello in testa, inseriscono la freccia per fare le curve, e i componenti delle dinastie di questi guidatori sono soliti tramandarsi oggetti inerenti alla guida. Attaccato dietro all’utilitaria del guidatore si può appunto notare il “codino parafulmine”, che gli è stato dato in dono dai suoi avi all’ottenimento della patente. E quando glielo hanno consegnato, con una vera cerimonia, gli è stato raccomandato di “farne buon uso”. Come si possa fare buon uso di un codino parafulmine non è molto chiaro, ma l’iniziato coglie lo stesso significato di quelle parole ed emozionato lo fa installare dal carrozziere, facendo attenzione che venga ben lucidato.
Lui sa che esiste il GPS ma anche in questo caso non vuole interrompere le usanze dei guidatori che inseriscono la freccia per fare la curva, così, sempre sull’utilitaria 4×4 verde militare, si può notare qualche volta una piccola antenna. Già, un’antenna perché lui ha il” cb”, tutti i suoi avi lo avevano e lui non rinuncerà alla tradizione in nome di nuove tecnologie, le regole si rispettano. Punto (che non è la macchina).
Il guidatore detto anche tenerone, quando arriva al casello autostradale, dove anche tu ti trovi, sente il “Bip” che viene emesso quando viene letto il Telepass e si spaventa. Le sue mani iniziano a tremare, il respiro si fa affannato, così arresta la macchina, controlla che tutti i finestrini siano chiusi e verifica che la chiusura ancora manuale delle portiere sia abbassata. Poi prende il telefono e ansimando e sottovoce, appena la moglie risponde le dice: “mi raccomando chiudetevi tutti dentro e non uscite per nessun motivo al mondo, ci sono strani rumori fuori, mettetevi sotto le finestre!”.
Quando però l’uomo vede che le altre macchine continuano ad entrare in autostrada si fa coraggio e così supera queste benedette sbarre, ma prima guarda le foto in basso sul finestrino di tutta la famiglia “che lo guarda” e da solo dice “vi voglio bene”.
Dunque, si immette in autostrada e rimane sulla corsia di destra, dietro ai camion che ogni tanto lo superano. Ma lui, con le sue mani posizionate sul volante secondo l’orario 20.15 non se ne cura e, con un motto di orgoglio, pensa: “avrete pure uno Scania, ma io ho il codino parafulmine. Luccicante per giunta.”
Sorride però a chiunque lo superi e anche quando viene insultato perché va troppo piano, lui risponde con un sorriso. Alla destinazione arriva tanto quanto gli altri, solo più felice. (E con il cappello).
Tratto da “Umanistili e una ballerina sulla luna” di Elisa Rovesta
NFC Edizioni