In una giornata qualsiasi, magari una di quelle un po’ nebbiose e fredde, può succedere di intravedere dalla vetrina di un bar due persone che, con un bicchiere in mano, conversano tranquille al bancone. Non è da escludere si possa trattare di due cugini che si sono dati appuntamento e che si chiamano: Facebook e Instagram.
Facebook è di statura media, ha qualche ruga in faccia, è moro, ha i capelli disordinati e leggermente lunghi. Ogni tanto si passa la mano sulla testa e gli spunta un ciuffo improbabile che rischia di colpire il viso di chi gli sta di fronte, ma lui non se ne cura e insiste a passarsi quella benedetta mano. Ha una leggera pancetta e indossa jeans sgualciti con l’orlo scucito. Ai piedi porta un paio di espadrillas non originali di color corda indossate a mo’ di ciabatte. La sua t-shirt è larga e non stirata, e presenta alcuni aloni di sugo di pomodoro che nemmeno il miglior detersivo antimacchia potrebbe togliere. Ha l’espressione stanca, come quella di chi va avanti per inerzia. Infatti, spesso sospira e gli fanno anche un po’ male le ginocchia.
Instagram, per gli amici “insta”, ha sei anni di meno, e al contrario di Facebook è alla moda, e che moda! Indossa mocassini lucidi in finta pelle di coccodrillo, porta dei pantaloni attillati che arrivano alle caviglie e mostra una t-shirt in anteprima che non è ancora disponibile sul mercato, ma che per lui è già vecchia. Quando sorride si nota un accecante diamante incastonato nel canino, sul polso destro indossa almeno otto orologi con cinturino in oro giallo, mentre sul sinistro si possono notare sei bracciali in oro rosa. Instagram ha parcheggiato la sua Lamborghini verde pisello vicino all’ape-car color ruggine del cugino più vecchio. E mentre Facebook ha chiuso perfettamente le portiere del suo mezzo, utilizzando addirittura nastro adesivo sulle maniglie, Instagram ha lasciato la sua supercar senza alcuna chiusura, confidando nel potere dei suoi amici “importanti”, specialmente in quella del suo caro amico “Algoritmo”. È proprio con lui che passa il tempo su lussuosi yacht o in chalet di design mentre fanno conversazioni incomprensibili ai più. Incomprensibili soprattutto a Facebook.
I due cugini continuano a parlare e mentre uno sorseggia Champagne e l’altro beve parecchi Campari, arriva Linkedin con il quale hanno appuntamento. Quest’ultimo indossa una giacca blu a doppio petto, pantaloni eleganti dello stesso colore, scarpe create su misura e una ventiquattrore di pelle nera. Ha davvero l’aria di chi è molto, ma molto informato, su questioni economiche e manageriali. Dopo una stretta di mano, si unisce alla conversazione ma nel giro di pochi istanti parte una forte discussione.
Instagram allora, in modo furtivo, invia subito un messaggio all’amico Algoritmo scrivendo: “Mi raccomando, non aiutarlo. È arrabbiato perché vieni in vacanza con me!” Ma Linkedin se ne accorge e così urla: “Vedi come sei scorretto?! Non consiglierò mai a nessuno di iscriversi sulla tua piattaforma!”. Poi, se ne va senza dire più una parola mentre Facebook ormai all’undicesimo Campari, sorride al muro senza sapere a chi stia sorridendo.
Però non finisce qui, perché d’un tratto si avvicina un tizio che con atteggiamento misterioso chiede di cosa stessero parlando così animatamente. Facebook biascicando risponde: “Volevamo unirci e costituire una società.” Ma Instagram prontamente gli dà un calcio negli stinchi per farlo tacere. Lo sconosciuto chiede ancora: “Una società?” Facebook risponde nuovamente di sì, mentre il cugino stavolta gli pizzica di nascosto il braccio. Lo sconosciuto all’improvviso si gira e se ne va mentre agitato fa una telefonata. Non si sa con chi stia parlando fitto fitto ma si riescono a sentire chiaramente alcune parole: “Algoritmo, devo parlarti con urgenza. Richiamami, sono X. Qui manca solo TikTok, fallo venire e li facciamo fuori tutti.”