Uscita di Sicurezza

Uscita di sicurezza. Quando sono in un teatro, in un cinema, o in altri luoghi grandi e magari affollati, mi piace vedere l’insegna che indica “uscita di sicurezza”. Si, quella che ha le lettere verdi, che si vedono anche se c’è buio, soprattutto se c’è buio. Mi piace cercarla con gli occhi. Mi fa sentire che posso andarmene quando voglio da quel posto, e che è facile andarmene e non devo chiedere il permesso a nessuno. Infatti, è sufficiente aprire la porta per uscire, anche nel buio della sala. Già, amo l’insegna che indica “uscita di sicurezza”, me la tatuerei quella scritta, se non fosse che da me stessa so di non poter scappare, e poi nemmeno lo voglio scappare da me stessa. La composizione dei profumi, le note di testa, cuore e fondo. Cavoli quanto mi piace questa cosa della composizione dei profumi, e se si mettono insieme l’ambra e l’iris, io me li vedo danzare insieme questi due elementi e poi rincorrersi, e infine abbracciarsi. Poi mi riprendo, e mi dico “Elisa, sei un po’ troppo fuori”. Così torno lucida e attribuisco la mia passione per i profumi all’interesse che nutro per la prossemica degli spazi. Infatti, il profumo riempie gli spazi, e a quello spazio si può dare l’intensità che si desidera, se ci sono iris e ambra…basta, basta la smetto. No, un’ultima cosa. Che dire dei nomi dei profumi? Ogni nome ha una storia. Prendiamo il profumo “Misia” di Chanel, è il nome della grande amica di Coco’. Misia è colei che le ha dato il coraggio e la forza per proseguire nel suo lavoro, e di uscire dal momento critico che Cocò stava passando. Insomma, Misia è stata la sua uscita di sicurezza. Il gelato mi piace da morire, e si, lo ammetto, Pino Pinguino è il mio gusto preferito. Ricorda il gusto dei cremini Fiat, che nella vita mi sono costati almeno tre otturazioni ai denti e qualche devitalizzazione. Certo, Pino Pinguino è un nome particolare da dare a un gelato, quando lo ordino lo faccio a bassa voce sperando che la gelataia capisca dal labiale. Però quando c’è gente in gelateria sono costretta ad alzare il tono di voce per farmi capire, e non mi importa più se le persone potrebbero ridere, perché in quel momento per me l’unica cosa che conta è Pino Pinguino.

Mi piacciono Gabriele D’annunzio, Andy Wharol, e tutti quelli che ora inorridirebbero a sentir parlare del “personal branding” online. Eh sì, erano davvero fighi. E dove lo mettiamo Petrarca con il mio verso preferito? Che recita: “e il conoscer chiaramente, che quanto piace al mondo è breve sogno”. Mi piace “Holding on to you” di Terence Trent d’Arby, mi piacciono Cat Stevens, gli Ac dc, i Pink Floyd. Mi piace Mick Jagger, lui mi fa proprio impazzire,  mi piace il rock. E mi piace che molte persone possano pensare: “a vederti non si direbbe”. Mi piace proprio tanto rompere il cliché del tacco dodici uguale: essere scontata. Trovo che rompere i cliché sia un’uscita di sicurezza, quindi per forza mi piace. La campagna la amo, vengo da lì, anche se mi sono spaccata un polso cadendo da una botola di fieno. E mi piacciono i miei amici del mio paese di origine. Mi piace pensare a loro, alle risate, alla naturalezza con la quale ci si accettava tutti, senza il motto del “bisogna apprezzare la diversità”. Infatti, tra noi c’era chi studiava, chi no, chi si faceva le canne, chi no, chi non riusciva a corteggiare una ragazzina e chi invece le corteggiava tutte.  E ci divertivamo, insieme, per ciò che si era, senza sovrastrutture. Tra questi mi piace tanto pensare al mio migliore amico, e che amico, il mio più autentico compagno di ironia. Pensare a tutti loro e a lui, ovunque sia, mi fa sentire leggera. Mi fa sentire che posso andare via dalla pesantezza quando voglio, basta aprire una porta della mente. Un’altra uscita di sicurezza insomma. E poi mi piace dire quello che non mi piace. Proprio così.  Mi piace dire no se non ho voglia di dire sì, e non sempre è facile farlo. Quindi, in definitiva, mi piace riuscirci a dire di no, quando non voglio dire sì. La curiosità, mi piace la curiosità, sfamarla, assecondarla, oddio se mi piace. Si, soddisfare la mia curiosità mi permette di spostarmi da dove sono. Perché quando non mi piace dove sono, mi permette di andarmene con il pensiero. E’ come se bastasse aprire una porta, anche se in sala c’è buio, e poter uscire da li. Un’uscita di sicurezza.

Ecco. Mi piace l’uscita di sicurezza.

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