L’ufficio risorse umane

L’ ufficio risorse umane è quel settore che rappresenta il buon samaritano aziendale. Ma, attenzione, mente.

Già, uno entra in quell’ufficio e subito si rilassa perché vede i volti sorridenti, le persone che ci lavorano salutano piegando la testa un po’ di lato con la stessa dolcezza di Winnie the Pooh. Ma attenzione, perché magari è tutta un’altra storia.

Proprio come il simpatico pupazzetto, il membro dell’ufficio hr ti dice buongiorno, ti chiede se hai bisogno di qualcosa e tu ti senti circondato da affetto e calore umano. Per carità, tutto vero. Fino a quando, la stessa persona che ti sorrideva, pronuncia il tuo nome mentre sul suo pc guarda la tua data di assunzione. Allora da quel momento tutto cambia!

Come è noto per la legge sulla privacy molti dei tuoi dati non sono visibili, ed è per questo che il lavoratore hr ha affinato tecniche soprannaturali per sapere tutto di te, anche quello che forse non sai nemmeno tu. Il lavoratore hr si serve anche di manuali sul linguaggio del corpo, così se per esempio hai mal di schiena e assumi una postura un po’ ricurva, lui capisce che il mal di schiena in realtà è un alibi. Lui sa benissimo che sei introverso e questo non farà mai di te un vero leader.

Tu però non sei entrato in quell’ufficio per chiedere un cambio di mansione, non vuoi diventare improvvisamente un leader, ma non importa. Il motivo per il quale sei li lo conosce lui. Il membro dell’ufficio hr osserva la tua postura in continuazione e non ti domanda se hai bisogno di qualcosa. Si alza, chiude la porta dietro di te con la mano, e come fosse un paggetto fa un breve inchino invitandoti a prendere posto sulla sedia di fronte alla sua scrivania. Ti dà del tu per accorciare le distanze, ti chiede come ti vedi tra cinque anni…

Tu sgrani gli occhi, ti gratti la testa e non sai cosa rispondere, non sei entrato in quell’ufficio per sostenere una conversazione, ma rispondi ugualmente: “Mi vedo in montagna nella casa che avrò comprato per me e per la mia famiglia”.Continui entusiasta dicendo che vuoi anche prendere un cane, anzi due…

Sentendo le tue parole il lavoratore dell’ufficio hr ride, scuote la testa ed esclama: “Oh che sbadato, questa domanda è per i colloqui di assunzione!” Poi con la mano cerca tra i fogli della sua scrivania. Ne prende uno e legge un’altra domanda: “Allora mi dica, le piace lavorare in gruppo?” Non capisci perché ora ti stia dando del lei, ma fa niente: “Sì abbastanza, anche se sono abituato a lavorare da solo”.

A questa risposta il tuo interlocutore diventa Winnie the Pooh versione assassina. Hai pronunciato davvero quelle parole? Lui non può accettare che tu preferisca lavorare DA SOLO!

“Di questo passo che fine farà lo spirito di squadra?” Si chiede tra sé, contrariato. Poi inizia a guardarti dritto negli occhi senza più dire una parola.

Dopo un minuto di silenzio ti assicuri che la domanda alla quale hai risposto fosse quella corretta.

Lui ti dice (smettendo di nuovo di darti del lei) “Aspetta, aspetta, era il foglio per la valutazione delle competenze, diciamo che sì, la domanda era giusta.”

Torna subito il silenzio nella stanza e lui ti fissa mentre appoggia la schiena sulla sedia e stende le gambe fin quasi a toccarti i piedi. Fa un altro sorriso ma la sua voce diventa più profonda, quasi roca. Ti dice: “Tu, si tu che non lavori in gruppo, come fai a vivere in questo mondo?”

All’improvviso dalle finestre vedi oscurarsi il cielo, vedi anche gli uccellini volare via veloci. Inizi a provare una sensazione strana, un misto di paura e incredulità. E’ a questo punto, mentre stai perdendo le forze, che ti chiede: “Ma non pensi almeno di poter interagire in una piccola squadretta?”

Resti zitto, inizi a dubitare del motivo per il quale hai deciso di laurearti in ingegneria informatica e a lavorare davanti ad un pc, solo. Solissimo. In un istante ti penti della tua formazione, porti le mani al petto e glielo dici: “Mi scusi, io non volevo. Ero giovane, troppo giovane quando mi sono iscritto all’Università, e poi mi hanno costretto i miei genitori…”

Il membro hr torna di nuovo Winnie the Pooh versione buona (anche se mente) e ti perdona con parole di speranza: “Bravo ragazzo, bravo. Adesso vai dai tuoi colleghi e andate a fare squadra. Su vedrai che ce la farai…”

Tu, con le lacrime agli occhi, vergognandoti di aver lavorato per tutto questo tempo da solo gli rispondi: “Certo signore, ma prima devo aggiustarle il pc. Sono il tecnico dei computer. Sono qui per riparare il suo personal. Sono qui per questo!”.

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