L’ufficio marketing, si sa, è il reparto creativo delle aziende. Ma no, non è affatto un reparto come gli altri. Va bene, lo sappiamo tutti che è quell’ufficio in cui si decide come presentare i prodotti a chi…e fino a qui è tutto okay. Però è popolato dai marketers, persone che sembrano normali, che interpretano numeri, progettano… ma che, tanto per cominciare, lo fanno vestiti in un modo tutto loro. Un modo che grida: “sono alternativo ma chic!”. Il marketer indossa, ad esempio, un paio di pantaloni eleganti, una scarpa con un po’ di tacco, cinque o sei orecchini ma piccoli, una collana o due o tre, o in alternativa sei o sette braccialetti, a dire: “Io sono diverso!”. I capelli sono pettinati ma non troppo. Il marketer li lascia un po’ selvaggi, e spera che entri una folata di vento improvvisa per avere quel mosso naturale sempre ricercato che fa chic ma senza eccedere. Insomma, un misto tra David Bowie e Al Bano.
Poi c’è il responsabile marketing che, senza dubbio, si stacca dagli altri. Basta vedere come cammina: lo fa rimanendo rigido con tutto il busto, mentre le ginocchia rimangono molli ma stabili. Saluta i colleghi esponendo i suoi denti belli sbiancati, e ha nelle pupille tanti micro-raggi laser, pronti a diventare rossi e a essere sparati ogni volta che qualcuno gli dà un consiglio, e tipo gli dice: “potremmo inviare la news-letter a chi non è del settore”. No, non glielo devi dire! Non importa se magari è un buon consiglio, perché il responsabile marketing sa fare il suo mestiere, e non ha bisogno di consigli. Lui è già informato su tutto quanto avviene nel mondo e anche nell’atmosfera. Lui è il Superman del mercato di riferimento e del target. È il Superman anche delle news-letters, e lo è perché legge i libri di marketing e soprattutto studia su Linkedln. Quindi, devi stare attento o verrai colpito dal laser rosso che, violento come un lampo, uscirà dai suoi grandi occhi scuri e tu, piccolo mucchietto di cenere, una volta imparata la lezione diventerai a tua volta un mini-bignami ambulante di un manuale qualsiasi, e ti tatuerai i post che trovi su Linkedin.
Va detto poi che i marketers, fashion ma non troppo, alternativi ma non troppo, sono amici di tutti. Vanno d’accordo con la centralinista, con suo marito, con tutti proprio, anche se mantengono quel distacco emotivo dato dalla forte convinzione di essere alternativi ma, soprattutto, dato dalla lingua parlata dai marketers. Ad esempio, un marketer non dice “esco con la mia fidanzata”, ma dice: “avrò un incontro b to b”. Se invece confida ad un collega di avere una relazione clandestina, dirà con il solito aplomb: “devo confidarti una cosa. Questa sera avrò un incontro b to c”. Il collega probabilmente risponderà: “oh che culture shock!”. Loro parlano in codice, si capiscono e sono felici. Non sanno di aver rubato i termini “culture shock” alle risorse umane, ma fo lo stesso, i marketers tanto vanno d’accordo con tutti.
In questo reparto, inoltre, il concetto di bellezza subisce una forte trasformazione e la parola “bello” non conta più, conta solo “l’efficacia”. Così, tutto ciò che esce da tale ufficio va bene purché sia “efficace” e che sia postato subito su LinkedIn.
Resta che i marketers sono amici di tutti, anche se fanno raduni ad hoc come fiere o convention, dove chi non c’entra è fuori. In questi raduni accade però che i marketers ad un certo punto impazziscano e così alcuni iniziano a correre tra gli stand, altri suonano la chitarra seduti tutti in cerchio sul prato. Altri ancora, suonano i bonghi e in sottofondo si può anche sentire la canzone “is gived peace a chance” di John Lennon. C’è chi sfreccia su uno skateboard, chi si sdraia sul prato togliendosi la maglietta e quasi tutti lanciano via anche le collane e i braccialetti, liberando così la loro creatività e facendo tornare anche un certo concetto di bellezza. Poi, però, arriva il responsabile marketing che in un secondo sprigiona i suoi raggi laser dagli occhi e nessuno ha scampo. Anche chi sfrecciava con lo skate cade a terra stecchito. Così, si torna in un battibaleno al concetto di “efficacia” letto sui libri, e si torna daccapo, su Linkedln.
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